Screen Lives
8 Febbraio – 22 Marzo 2006
M. Pillsbury, Jelly Fish, Coney Island Aquarium, 2005
In seguito al rinnovamento dello spazio la Galleria Valentina Moncada riapre al pubblico con la prima personale in Italia del fotografo Matthew Pillsbury. La mostra presenta una serie di 25 fotografie in bianco e nero, intitolata Screen Lives, realizzati in interni con lunghi tempi d’esposizione. Tra gli scenari prediletti dall’artista ci sono stanze buie in cui ritrae amici e familiari davanti alla televisione o al computer ma anche interni di musei, dove coglie i visitatori nell’atto di osservare le opere esposte. I tempi d’esposizione straordinariamente lunghi usati da Pillsbury (di oltre un’ora) comprimono il movimento in un unico fotogramma. I soggetti ritratti si trasformano così in ombre trasparenti, echi fantasmatici delle loro azioni, mentre i dettagli circostanti - le stanze, gli oggetti, l’ambiente esterno o le opere in mostra - restano perfettamente a fuoco. Sembra che gli scatti del fotografo americano ignorino gli esseri viventi e le loro attività effimere. Con ironia sottile e tramite allusioni Pillsbury riesce ad evocare l’isolamento e l’alienazione delle persone ritratte, siano esse impegnate in azioni quotidiane (come guardare la tv o usare il computer) oppure intente ad osservare opere d’arte. Sono immagini di ampia portata, ma allo stesso tempo descrizioni intime, poetiche e surreali. Un rimando alla malinconia e alla solitudine dei dipinti del pittore americano Edward Hopper è d’obbligo ma i punti di riferimento importanti per il lavoro di Pillsbury sono stati i fotografi Hiroshi Sugimoto e Thomas Struth. Il suo stile però resta unico e dal valore sia documentaristico che poetico.