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14 Febbraio - 27 Marzo 2008
D. Amstutz, Estasi (Ex-stese), 2007
E’ la seconda mostra personale alla Galleria Valentina Moncada dell’artista svizzero Donato Amstutz dopo l’esordio del 2002 con la mostra Homesick. L’artista espone due nuove serie di lavori tutti realizzati nella consueta pratica artigianale che distingue il suo fare artistico, il ricamo a mano. L’artista lavora a partire da frammenti di immagini che attirano la sua attenzione nell’universo quotidiano e procede con la loro “traduzione” in qualcosa di altro dal loro significato tradizionale. Nella serie Vanishing Woman, Amstutz seleziona e ritaglia il particolare dei volti da immagini di donne che popolano giornali pornografici fuori moda e lo ingrandisce ripetutamente alla fotocopiatrice imprimendo l’immagine finale sulla tela bianca. Con un paziente lavoro di ricamo riproduce scrupolosamente ogni pixel dell’immagine ingrandita e punto per punto restituisce ritratti “estatici” di madonne evanescenti di cui la trama vacilla e svanisce nella tessitura bianca e nera del ricamo, una sorta di Ex-voto caricati di una nuova, insospettabile valenza religiosa, e trasferiti da una dimensione di pubblico dominio ad un contesto più intimistico e privato. Sono poi le stampe fotografiche di un opuscolo per l’educazione dei bambini a suggerire all’artista l’idea di ricamare su un Materasso l’immagine di un bambino che galleggia in acqua. La scelta espositiva di collocarlo verticalmente a parete trasforma l’oggetto di uso comune in una scultura. In mostra anche le scatolette di medicinali di largo consumo Ciba Vision, collirio, Dormicum, tranquillante, Tavor, antidepressivo, che sono riprodotti in scala ricamando tutte le scritte e gli elementi grafici nello strenuo tentativo di rendere unica, dunque opera d’arte, l’immagine di un prodotto industriale generalmente riprodotta all’infinito. Nella raffinata serie Senza Titolo/Entfesselt , infine, l’artista impiega la sua straordinaria abilità manuale nel ricalcare, questa volta con un filo di rame, diverse varianti di mani incatenate che richiamano simboli di schiavitù o prigionia o addirittura giochi erotici, ma sono in realtà liberamente ispirate alla locandina di uno spettacolo di Harry Houdini, celebre artista circense abile nel riuscire a slegarsi le mani incatenate.
Mostra realizzata con il sostegno di Pro Helvetia, Swiss Arts Council.