9 Dicembre 2009 – 12 Gennaio 2010
A cura di Giuliana Stella
P. Feriancova, Untitled, ,
2009 vista attraverso l’istallazione su vetro di D. Kenderova,
C’è una realtà oggettiva?, 2009
PETRA FERIANCOVA – DOROTA KENDEROVA – JAROSLAV VARGA
La mostra collettiva EXIT GHOST presenta i lavori di tre artisti slovacchi Petra Feriancova, Dorota Kenderova e Jaroslav Varga che si interrogano sulla concettualizzazione delle percezioni soggettive, così come di quelle di ordine generale, mettendo in discussione le nostre comuni abitudini nel percepire chi e che cosa rappresenti un’opera d’arte e cercando un modello per una possibile diversa lettura. Il titolo “Exit Ghost” si ispira ad un passaggio dell’opera Play di Petra Feriancova e a sua volta riprende la formula usata da Shakespeare per indicare l’uscita di uno spettro dalla scena: rappresenta un eroe perfetto e immortale che se ne sta andando, secondo la tradizione più classica e profonda della nostra cultura occidentale.
L’esposizione si apre con un’opera di Dorota Kenderova (Is There Any Objective Reality?) realizza appositamente sulla vetrata esterna della galleria. Lasciando lo spazio circostante totalmente vuoto, Kerendova si serve della vetrata per distribuire un liquido chimico (glycerol) che crea l’effetto della condensa dell’acqua. La vista attraverso il vetro diventa dunque deformata e poco chiara, facendo riflettere sul tema dell’esistenza di una verità oggettiva e sulle contraddizioni tra vari contesti culturali e la nostra soggettività. Nella sala principale, lungo i muri della galleria, è esposto il lavoro di Petra Feriancova (Play), che prende spunto dalla celebre storia di Hamlet. L’istallazione si compone di una prima parte intitolata 2/3 che consiste nella proiezione di un dialogo tra i Graias ciechi, tratto dall’opera shakesperiana, e nella quale lo spettatore è invitato a prendere parte alla conversazione. Attraverso un personalissimo uso degli strumenti di conoscenza più classici, Feriancova tende così a demitizzare il ruolo e la figura dell’artista. La seconda parte dell’istallazione Play è creata da un set di fogli verticali fissati sui muri. Qui l’artista si interroga sui parametri temporali comprimendo il tempo della narrazione nello spazio della galleria, non intervenendo mai sul contenuto del testo di Shakespeare semmai sulla sua struttura. La mostra si conclude con la proiezione del video di Jaroslav Varga (Biblioteca 2009). In questo video l’artista presenta una libreria virtuale metodicamente ordinata in base ai titoli che contengono la parola “fine”. Lo spettatore non può esplorare il contenuto di ogni libro con i suoi specifici argomenti (sociale, storico, politico, religioso); i suoi occhi possono fermarsi solo sulla superficie delle cose e sono in grado di svelare il messaggio della biblioteca come un universo.